19 maggio 2021 – Il nostro Paese riconosce la Lingua dei Segni Italiana!
Dopo 12 anni dalla ratifica della Convenzione
delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, finalmente
oggi, 19 maggio 2021, il
nostro Paese ha riconosciuto la Lingua dei Segni Italiana (LIS) !
La Camera dei Deputati, infatti, dopo il via libera alla fiducia posta dal
Governo, nella serata di oggi attraverso il voto finale ha concluso
positivamente l’iter di conversione in legge del cosiddetto “Decreto sostegni”
che al suo interno prevede una norma sul riconoscimento della LIS.
Nello specifico, la disposizione in questione dispone : «la Repubblica
riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei
segni italiana tattile (LIST)».
Si tratta indubbiamente di un riconoscimento molto atteso dalle persone sorde
che condividono un senso di appartenenza ad una comunità e ad una cultura
determinate, dagli udenti che hanno avuto l’opportunità di apprendere questa
lingua e di utilizzarla in diversi contesti e, non da ultimo, dalle
Associazioni e dagli Enti che - come l’Istituto Statale per Sordi di Roma -
per molti anni hanno portato avanti con impegno e determinazione questa
battaglia.
Va considerato, infatti, che all’interno dell’Unione Europea l’Italia era
rimasta l’unico Paese a non aver riconosciuto la propria lingua dei segni,
contravvenendo in questo modo alle disposizioni della Convenzione ONU
che invece richiamano esplicitamente gli Stati parti, da un lato, al
riconoscimento delle lingue dei segni (articolo 21, comma 1 lettera “e”) e,
dall’altro, alla promozione, al sostegno e al riconoscimento stesso della
specifica identità culturale e linguistica della “comunità dei sordi” (art. 24,
comma 3, lettera “b” e art. 30, comma 4).
Un passo storico è stato compiuto oggi.
Ci auguriamo che nel prossimo futuro ne seguiranno altri ancora, affinché il
riconoscimento della LIS non rimanga su un piano formale, ma si configuri come
un riconoscimento effettivo e le persone sorde possano esercitare in modo pieno
i propri diritti di cittadinanza.
